Nel nostro Continente, è urgente rilanciare un vero dibattito su
come rigenerare il Welfare state, e il patto di cittadinanza sociale di cui
era portatrice la Vecchia Europa.
Occorre garantire il funzionamento dei nostri sistemi sociali e declinare nuovamente i nostri valori di visione del mondo oltre un mercatismo anarcoide, che, sostenuto da teorie economiche orientate allo Stato minimo, ha finito per decostruire il legame sociale della “Rappresentanza” e una prospettiva attiva di coesione civile. Possiamo però riporre serie speranze nel sostegno alle nuove reti dei legami sociali possibili grazie ad un ritorno dell'intervento finanziario coordinato tra i Paesi dell'Unione europea e più , in generale, della Statualità nelle politiche economiche.
Proveremo in questo spazio, a declinare tale percorso narrativo con il
prof. Antonio Foccillo, docente in diritto del lavoro presso varie
Università italiane e giò componente nel gruppo di riflessione sull'integrazione europea della Sapienza di Roma.
Quando è iniziato il declino del Patto sociale europeo?
Un processo lungo, che parte da spinte iniziate dall’affermarsi di
molteplici teorie economiche neoliberiste prima in Usa con Milton
Friedman e ancor prima dall’elaborazione di Hayek.
Poi espresse nel laboratorio del Regno Unito con l’affermarsi del Primo
Ministro Margareth Thatcher, affermando politiche fiscali ed economiche
sempre più atte alla deregolazione e al libero mercato, senza prendere in
considerazione le sua asimmetrie e i suoi fallimenti, tralasciando la
lezione di Keynes e più tardi di Stiglitz.
Non dimenticando la Presidenza Usa di Ronald Reagan, altro importante
fautore di questa filosofia economico politica, e di visione darwinista del
capitalismo moderno con :
• Crisi dei corpi intermedi e della rappresentanza sociale
• Riduzione delle tutele sociali e destrutturazione del welfare state
• Deregolazione dei flussi economici
• Crisi della sovranità politica degli stati nazionali, in luogo di enti
sovra nazionali come Fmi ecc
• Crisi del ceto medio e dei salari
• Finanziarizzazione dell’economia
In questo quadro cosi asfittico per le idee progressiste, vi fu un tentativo
anche culturale da parte di una classe dirigente, accorta e responsabile di cambiare rotta in Europa e in Italia negli anno 90, riuscendovi solo in
parte. Questa classe dirigente era in gran parte di matrice socialista, ed
era composta in Europa da Jacques Delors, che cercò di modernizzare il sistema europeo, coniugando crescita sviluppo sociale e economico.
In Italia il Presidente Ciampi, di matrice azionista con gli accordi del 93
tentò la via della Concertazione, e quindi di assunzione da parte dei tutti i
soggetti socio economici Sindacati in particolare, di condivisione di un
progetto economico e sociale di sistema paese, ultimo vero
coinvolgimento dei corpi intermedi nel governo dell’economia da parte di
un governo italiano.
A suo avviso perché la Politica è stata cosi afona, e non reattiva ?
In prima istanza poichè abbiamo una politica debole in termini di
egemonia culturale, con la destrutturazione della società civile e della
rappresentanza, sono venuti meno gli stakeholder che nel sistema
europeo erano stati effetto di modernizzazione politi istituzionale dei vari
paesi europei, partiti e corpi intermedi, che esprimevano i tre elementi
fondamentali per il fare sociale
• classe dirigente
• formazione
• territorio
Che cosa l’Europa deve fare per rilanciarsi in termini politici?
Superando l’austerità espansiva, in parte messa da parte con il Next
Generation Ue :
• per creare una vera legittimità politica
• una riforma profonda dei meccanismi decisionali e procedurali sui
vari dossier
• la formazione di una vera Costituzione Europea.
• Avere una Politica industriale che metta la centro la Società della
Conoscenza e lo sviluppo sostenibile
• Far divenire la Bce un vero prestatore di ultima istanza come la
Federal Reserve.
a cura di Alessandro Mauriello @euroeconomie.it