Le banche centrali in Europa e Stati Uniti stanno fronteggiando i rischi di una evoluzione degli scenari macroeconomici determinato da uno shock stagflazionistico esogeno che potrebbe neutralizzare l'impatto correttivo delle politiche monetarie sulle insidie alla crescita. Tuttavia, l'alta inflazione e i mercati del lavoro in contrazione, favorendo potenzialmente l'emergere di effetti secondari, potrebbero convincere i board delle banche centrali a mantenere per ora un atteggiamento cautamente rigido, con politiche pragmatiche nelle diverse aree monetarie di riferimento.
Il presidente della Federal Reserve Powell sarebbe orientato ad aumentare i tassi di 25 punti base al prossimo incontro di marzo, ma non ha escluso la possibilità, nei successivi incontri, di un aumento dei tassi di 50 punti base.
La situazione è più complicata per la Banca centrale europea alle prese con un difficle trade-off crescita-inflazione, anche se i recenti dati economici, precedenti al conflitto in Ucraina, lasciavano presagire una prospettiva di inflazione più preoccupante.
Si è espresso per una maggiore cautela in merito ad una restrizione monetari nell'eurozona, Fabio Panetta, membro dell'Executive Board della Bce, nel suo intervento al seminario online organizzato il 28 febbraio al Robert Schuman Centre for Advanced Studies e dalla Florence School of Banking and Finance presso l’Istituto universitario europeo. Secondo Panetta è troppo presto per stimare l'impatto della guerra e delle sanzioni sull'economia europea e sarebbe poco saggio fissare in anticipo i cambiamenti di politica monetaria prima che gli effetti dell'attuale crisi siano più chiari.
Non si riscontra nell'eurozona un eccesso di domanda interna rispetto all’offerta come avviene negli Stati Uniti. La spesa per consumi e investimenti così come pure il reddito delle famiglie, non sono tornati ai livelli pre-crisi e il risparmio rimane al di sopra dei valori precedenti la pandemia. I dati diffusi aggregati sui redditi delle famiglie diffusi dagli enti statistici, segnalano un livello ancora ampiamente inferiore rispetto al trend osservato prima della crisi. L’inflazione nell'eurozona deriva dall’aumento dei prezzi all’importazione ed è quindi in larga misura importata, a causa degli shock che hanno colpito sia la domanda sia l’offerta a livello globale e che si ripercuotono ora nell'Unione.
La Banca d'Inghilterra probabilmente aumenterà i tassi di 25 punti base nella sua prossima riunione di marzo, alla luce delle preoccupazioni sull'inflazione anche el Regno Unito, ma il percorso successivo è molto incerto.
Gli scenari evolvono verso una complicazione delle relazioni internazionali e commerciali. Marzo sarà un mese in cui le decisioni di politica monetaria potrebbero dettare la linea per il resto dell'anno, in Europa in particolare.
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