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From 5 to 6 June the University of Florence hosted the second edition of the international conference “Renai

09/06/2025 19:13

Euroeconomie

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From 5 to 6 June the University of Florence hosted the second edition of the international conference “Renaissance in Economics”

Evento promosso dal Festival Nazionale dell’Economia Civile. Presenti relatori di fama, sin dalla prima giornata con Jeffrey Sachs. L'articolo è di Giusy Rossi

EU/EN - It was a conference promoted by the National Festival of Civil Economy that marks, according to the promoters, a decisive step towards a new economy: fairer, more sustainable, more participatory that recovers the fundamental concept of the Renaissance by putting the person at the center. The Manifesto in its Italian version was signed by over 350 economists from over 50 universities involved in the awareness-raising courses on social and civil economy. Renowned economists were present from the first day with guest Jeffery Sachs

 

ITA - Dal 5 al 6 giugno l’Università di Firenze ha ospitato la seconda edizione della conferenza internazionale “Renaissance in Economics”, un evento promosso dal Festival Nazionale dell’Economia Civile che segna, a detta dei promotori, un passo decisivo verso una nuova economia: più equa, più sostenibile, più partecipata che recuperi il concetto fondamentale del Rinascimento mettendo la persona al centro. Il Manifesto nella sua versione italiana è stato firmato da oltre 350 economisti di oltre 50 atenei coinvolti nei percorsi di sensibilizzazione sull’economia sociale e civile.

Ad aprire i lavori giovedi 5 giugno la rettrice dell’Università di Firenze Alessandra Petrucci e la vicesindaca di Palazzo Vecchio Paola Galgani. 

Ospite d’eccezione Jeffrey Sachs, professore alla Columbia University, tra i primi firmatari del Manifesto che ha sottolineato l’enorme rischio dovuto al fatto che pochi potenti controllano le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale: “Fra le motivazioni che ci hanno portati a redigere questo Manifesto c’è la disuguaglianza di reddito, di ricchezza e di potere: sono disuguaglianze spaventose e pericolose. Le tecnologie d’avanguardia e l’AI potrebbero essere diffuse in tutto il mondo, invece sono nelle mani di pochissimi attori mondiali che hanno una potenza incredibile: poche persone che possono distruggere il mondo intero e porre fine alla civiltà. Questo è l’effetto drammatico di una disuguaglianza di potere che è ancora superiore a quella economica”. Il Manifesto nasce in risposta alle diverse crisi attualmente in corso in un mondo che, secondo Sachs, “è multipolare ma non multilaterale”, segnato da squilibri economici e sociali, conflitti, devastazione ambientale. “Negli ultimi 200 anni abbiamo seguito la logica anglosassone che si traduce in un realismo brutale a livello internazionale: il darwinismo sociale è diventato l’ideologia dominante a livello globale con una conseguente crisi etica – ha detto il professore -. Questa ideologia è compatibile con il pensiero della Silicon Valley e con i produttori di armi, ma non va bene per il resto della società perché non è compatibile con la nostra sopravvivenza”.

Il diverso paradigma che è necessario attuare, è contenuto nei cinque punti strategici della versione internazionale  Manifesto per la Nuova Economia: andare oltre l’homo oeconomicus per privilegiare l’arte delle relazioni; andare oltre l’impresa shareholder – only verso un modo di fare impresa che guardi all’impatto delle proprie azioni oltre che al mero profitto; andare oltre il PIL verso indicatori che misurino il benessere, la soddisfazione e la ricchezza di senso del vivere; andare oltre lo iato stato-cittadino verso una società inclusiva e solidale; andare oltre la separazione tra ricerca e impegno sociale per attuare una connessione tra formazione, impresa e azione civica.

Romina Boarini, Direttrice del Centro WISE (Well-being, Inclusion, Sustainability and Equal Opportunity) dell'OCSE, ha sottolineato che uno dei punti fondamentali del Manifesto è passare dalla misurazione del benessere all’azione per ottenerlo. “A livello OCSE insistiamo perché si possano concretizzare queste idee, mettendo in pratica le teorie – ha detto -. Misurare il benessere e integrarlo nelle politiche pubbliche è assolutamente possibile. L'OCSE, da oltre vent'anni, promuove la creazione di indicatori multidimensionali che riflettano aspetti quali salute, istruzione, inclusione sociale e sostenibilità ambientale, al fine di guidare le politiche pubbliche verso obiettivi più centrati sul benessere reale delle comunità”.

L’importanza di un approccio multidisciplinare è stata evidenziata da Phoebe Koundouri, economista, Professoressa di Economia all’Università di Atene, impegnata nell’analisi dell’impatto delle politiche pubbliche sulla salute mentale. “In un momento come questo, dominato dalla paura e dalla confusione, non si può prescindere dall’interazione fra discipline diverse: non si può pensare di trovare una soluzione affidandosi soltanto ad una disciplina, alla sola ricetta economica”, ha detto. Koundouri ha presentato una piattaforma informatica basata su reti neurali che consente di analizzare strumenti l’attuale condizione di Paesi, istituzioni e aziende in tema di rispondenza agli obiettivi di sostenibilità dell’Onu e di indicare un percorso “su misura” per arrivare a raggiungerli. Un metodo applicabile sia alle grandi istituzioni che alle piccole, alle grandi aziende come alle startup. L’esercizio di analisi, ad esempio, è stato condotto sul Green Deal europeo, un corpus che contiene oltre 150 leggi e norme: il piano è stato analizzato per valutarne il livello di coerenza con i 169 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Sull’azione europea è intervenuto anche Mario Nava, direttore generale EMPL (Empolyment, Social Affairs and Inclusion) della Commissione Europea che ha preso in considerazione i profondi cambiamenti che negli ultimi 20 anni hanno attraversato il mercato del lavoro. Nava ha sottolineato che l'Europa sta affrontando una significativa carenza di manodopera e competenze, soprattutto digitali, un fattore critico in un'economia sempre più digitalizzata. “Per affrontare queste sfide, la Commissione Europea ha lanciato l'Unione delle Competenze, un'iniziativa volta a promuovere lo sviluppo delle competenze e la formazione continua. Competitività e diritti sociali sono due facce della stessa medaglia", ha detto Nava sottolineando l'importanza di un equilibrio tra crescita economica e inclusione sociale.

Mario Biggeri, professore dell’Università di Firenze, ha spiegato che il Manifesto “ha bisogno del consenso pubblico, teorico e politico. Abbiamo molte crisi di fronte a noi, c’è soprattutto una crisi di umanità che non viene considerata nel dibattito pubblico – ha detto Biggeri -. C’è un elefante nella stanza: lo vediamo bene. L’elefante è il nostro approccio: ogni mattina, quando ci svegliamo, pensiamo a come essere più efficienti, invece che a come relazionarci meglio con gli altri. Perciò il primo cambiamento deve avvenire dentro noi stessi. Io non credo nell’ homo economicus ma il mondo che abbiamo costruito ruota attorno ad esso: adesso serve superare le metriche economiche tradizionali e adottare indicatori che riflettano il benessere reale delle persone e la sostenibilità ambientale”.

 

La Conferenza mira ad una nuova raccolta firme per coinvolgere un numero più ampio di professori e professoresse internazionali nel Manifesto, oltre i 300 accademici che hanno già partecipato. Per visionare e firmare il Manifesto internazionale è possibile cliccare su questo link: https://www.festivalnazionaleeconomiacivile.it/manifesto-for-a-global-economic-renaissance/

 

Giusy Rossi@euroeconomie.it


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