Si sono succeduti commenti improntati a toni diplomatici nella serata di martedì 13 dicembre a Bruxelles, al termine del consiglio straordinario che ha riunito per tutta la giornata i ministri europei dell'Energia, senza che questi riuscissero a mettersi d'accordo sui termini del gas price cap, bloccato da diversi mesi.
"È stata una giornata lunga e difficile...". ha dichiarato Jozef Sikela, ministro ceco dell'Industria, spiegando di aver ottenuto un accordo di principio dagli Stati membri su diversi parametri del meccanismo, ma non sulle questioni cruciali del livello dei prezzi, né sul meccanismo di innesco legato a tale prezzo.
La proposta della Commissione
La presidenza ceca dell’Ue ha messo sul tavolo dei ministri dei Ventisette riuniti a Bruxelles una nuova proposta sul price cap sul gas, fissando il tetto tra i 200 e i 220 euro a megawattora. Il meccanismo di correzione sarebbe attivato se i prezzi sul Ttf di Amsterdam raggiungessero la soglia indicata per un periodo compreso tra i tre e i cinque giorni.
Lo spread con gli indici di riferimento globale è fissato a 35 euro. Secondo la Commissione, con prezzi scesi al di sotto della soglia di attivazione per un intervallo compreso sempre tra tre e cinque giorni, Il tetto, tempo venti giorni, potrebbe essere disattivato. Il meccanismo sarebbe estendibile anche ai mercati fuori borsa (Otc) dopo la valutazione dell’Acer, l'genzia europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia, e dell'Esma, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati.
I "moderati progressi" nei negoziati ele prospettive
I ministri hanno fatto qualche passo in avanti concordando l'ambito di applicazione con l'esclusione dei contratti allo sportello, sulle clausole di uscita automatica dal meccanismo o decidendo una revisione da febbraio. "Il 90% del testo è stabilizzato", ha dichiarato Agnès Pannier-Runacher, ministro della Transizione energetica, in un'intervista alla stampa, ritenendo che siano stati compiuti "grandi progressi". Ma i Ventisette restano dunque divisi sul cuore di questo strumento destinato a scongiurare che l'Unione europea deragli verso ulteriori scenari di prezzi stratosferici come quelli vissuti negli ultimi mesi. C'è chi è favorevole, come Grecia, Belgio, Polonia o Italia, e chi è contrario, come Germania, Olanda, Danimarca o Austria, temendo che i produttori si allontanino dall'Europa.
Tutto rimandato al prossimo Consiglio Energia di lunedi 19 dicembre, a meno che il dossier price cap non venga affrontato gia al Consiglio generale di giovedi 15.
Antonio De Chiara @euroeconomie.it