Sabato 10 febbraio, dopo sedici ore di trattative a oltranza, i rappresentanti del Consiglio e del Parlamento europeo hanno raggiunto, nell’ambito del negoziato nel trilogo interistituzionale, un accordo politico sulla proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita dell’Ue.
Gli obiettivi principali
Dal Consiglio sono arrivate rassicurazioni sui principali obiettivi che informano il nuovo Patto di governance economica europea che restano centrate sulla garanzia di finanze pubbliche sane e sostenibili, promuovendo al contempo una crescita sostenibile e inclusiva in tutti gli Stati membri attraverso riforme e investimenti.
Il Consiglio e il Parlamento hanno convenuto di mantenere l'obiettivo generale della riforma di ridurre i rapporti di indebitamento e i deficit in modo graduale, realistico, sostenibile e favorevole alla crescita, proteggendo al contempo le riforme e gli investimenti in settori strategici come il digitale, il verde, il sociale o la difesa. Allo stesso tempo, il nuovo quadro fornirà uno spazio adeguato per le politiche anticicliche e affronterà gli squilibri macroeconomici.
I piani strutturali fiscali nazionali a medio termine
Vi è l'obbligo per gli Stati membri di presentare piani strutturali fiscali nazionali a medio termine. L'accordo prevede preliminarmente un dialogo tra gli Stati membri e la Commissione che presenterà una "traiettoria di riferimento" (la cosiddetta "traiettoria tecnica") ai governi dei Paesi membri in cui il debito pubblico supera il 60% del Pil o in cui il deficit pubblico supera il 3% del Pil. Il periodo di aggiustamento fiscale concesso è di quattro anni con un debito pubblico che sia su una traiettoria plausibilmente al ribasso o rimanga a livelli prudenti nel medio termine. Sono due le garanzie che la traiettoria di riferimento deve rispettare, la salvaguardia della sostenibilità del debito, per garantire una diminuzione dei livelli del debito e la salvaguardia della resilienza del deficit, per fornire un margine di sicurezza al di sotto del valore di riferimento del disavanzo del trattato del 3% del Pil, al fine di creare spazio di bilancio.
Dalla traiettoria di riferimento della Commissione all’approvazione del Consiglio
Sulla base della traiettoria di riferimento, i Paesi membri incorporeranno il percorso di aggiustamento fiscale, espresso come percorsi di spesa netti, da far approvare dal Consiglio, nei loro piani strutturali fiscali nazionali a medio termine. Possono essere autorizzate deviazioni dai percorsi di spesa netta specifici per Paese ed ognuno di essi avrà facoltà di chiedere un'estensione del periodo di adeguamento fiscale di quattro anni fino a un massimo di sette anni, a patto che si affrontino riforme e investimenti in linea con le priorità comuni dell'Ue, come il raggiungimento di una transizione ecologica e digitale, la garanzia della sicurezza energetica, e, nel caso fosse necessario, il rafforzamento della capacità di difesa.
I prossimi passi
L'accordo politico raggiunto sul braccio preventivo del quadro di governance economica è soggetto all'approvazione del Consiglio in seno al Coreper e della commissione per gli Affari economici del Parlamento prima di passare attraverso una votazione formale sia in seno al Consiglio che al Parlamento.
Nonostante le controversie e le difficoltà nel negoziato, le nuove regole di bilancio sono considerate dal commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, un miglioramento significativo rispetto al quadro esistente. Per Gentiloni, l’accordo rappresenta quindi una buona notizia per l’economia europea, ma riconosce che i testi contenenti le nuove regole di bilancio sono diversi e più complessi rispetto alla proposta originaria della Commissione.
L’ambizione iniziale della Commissione Europea ha quindi dovuto cedere il passo alle richieste di alcuni paesi, come la Germania, che hanno preservato il Patto dal tentativo di cambiamento di paradigma fondato su clausole di salvaguardia per le finanze pubbliche, pur concedendo margini di flessibilità meno rigidi rispetto allo strumento sospeso con l’emergenza della pandemia.
Tuttavia, da più parti, sui media europei si rileva che la ratifica non è ancora scontata, considerando che in tempi recenti almeno tre accordi legislativi sono stati rivisti direttamente o indirettamente. In sostanza, l’accordo deve ancora essere approvato definitivamente entro aprile e quando il testo sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'Ue, entrerà in vigore il giorno successivo, fornendo un quadro organico di riferimento per i governi dei Paesi membri che dovranno presentare già a settembre i piani di spesa a partire dal 2025.
Antonio De Chiara @euroeconomie.it