instagram
twitter
whatsapp

Newsletter

euroeconomie (10)
euroeconomie2

Stay updated on all the news from euroeconomie.it

[07/01/2025 22:22] Euro area annual inflation up to 2.4%[30/12/2024 00:10] Eurostat: more than 71 million EU citizens at risk of poverty[24/12/2024 08:35] La France a son nouveau gouvernement. Lombard est le nouveau ministre de l'Economie[21/12/2024 01:25] European Commission launches strategic automotive dialogue from January[14/12/2024 00:06] France: Macron a nommé François Bayrou Premier ministre[13/12/2024 19:24] Il rilancio economico e produttivo dell'UE secondo Marco Buti e Marcello Messori[12/12/2024 16:39] European Central Bank delivers final rate cut of the year[09/12/2024 19:34] December Eurogroup also with the British Chancellor of the Exchequer Reeves[06/12/2024 07:46] OECD slashes growth forecasts for Eurozone[30/11/2024 13:18] COP 29: 300 Billion Dollars to Developing Countries[27/11/2024 23:48] The Von der Leyen bis Commission was elected by the European Parliament[27/11/2024 22:38] The EU budget for 2025 was finally approved by the Parliament[25/11/2024 18:02] The Cambridge Circus. Meteor or Supernova in the High Theory of Keynes' disciples?[25/11/2024 00:16] The economic horizons are complex for the new European Commission[11/11/2024 23:10] Germany: Scholz moves forward without FDP and appoints Kukies as new Finance Minister[06/11/2024 16:43] US: Trump returns President. New scenarios are possible in EU-US economic relations[31/10/2024 16:39] Eurozone economy grows 0,4% in third quarter[31/10/2024 08:14] The EU is imposing duties on electric vehicles from China after trade talks fail[29/10/2024 16:53] IMF: Europe’s economic recovery remains “below full potential” and exposed to many uncertainties[26/10/2024 02:33] EESC to host Enlargement High-Level Forum at the October plenary[18/10/2024 07:07] ECB cuts key rates again[18/10/2024 06:41] Why Nations Fail. The most famous book by Nobel Prize winners Acemoglu and Robinson[18/10/2024 06:15] Acemoglu, Johnson and Robinson receive Nobel in Economics for Research on Global Inequality[12/10/2024 00:04] The debate and initiatives in the EU on the taxation of great wealth[11/10/2024 18:22] Eurogroup and Ecofin October sessions held in Luxembourg[11/10/2024 00:35] Il sesto Festival dell'economia civile a Firenze[08/10/2024 01:26] EU countries' Trade Defence Committee voted on additional duties on Chinese electric cars[01/10/2024 21:43] Economia Critica e Mani Visibili. Due eventi sul sapere critico e le fratture del Mondo[28/09/2024 19:13] ECB President Christine Lagarde spoke at the IMF's Annual Michel Camdessus Lecture[22/09/2024 11:58] France : le gouvernement Barnier est en marche. Antoine Armand, nouveau ministre de l'Économie[20/09/2024 09:04] EU budget 2025: it is better to avoid major cuts to headings and programmes[19/09/2024 08:58] Federal Reserve cuts US interest rates for the first time in four years[17/09/2024 15:31] Von der Leyen presented the new EU Commission[13/09/2024 21:52] Ecofin and Eurogroup in September with less than a third of the ministers[12/09/2024 20:27] ECB cuts interest rates by quarter point to 3.5%
euroeconomie4

Disuguaglianze, mobilità sociale ed Europa. Intervista ad Angelo Coco

20/02/2023 11:36

Euroeconomie

Euroeconomies, Macros/Scenarios, Economic culture, euroeconomie, euroeconomia, europa, Unione Europa, Alessandro Mauriello, disuguaglianze , disuguaglianza, fisco, fisco europeo, angelo coco, welfare pubblico, scuola, sanità,

Disuguaglianze, mobilità sociale ed Europa. Intervista ad Angelo Coco

a cura di Alessandro Mauriello

Intervista al dott. Angelo Coco

vice presidente della Fondazione Buozzi, Roma.

a cura di Alessandro Mauriello @euroeconomie.it

 

Perché nel nostro Paese e in Europa continuano ad aumentare le
disuguaglianze?

Le disuguaglianze sono sempre esistite e continueranno ad esserci ed il
fenomeno riguarda non solo noi e l’Europa, ma il mondo intero.
È nella storia dell’umanità e soprattutto nella logica dell’economia quando avvengono fenomeni negativi di carattere economico, politico o sociale che si verifica l’ulteriore allargamento della forbice tra chi ha tanto e chi ha poco o niente.
Nel corso di questi ultimi anni il mondo “globalizzato” ha vissuto il dramma della pandemia, e quando sembrava si stesse uscendo da questa situazione è scoppiata la guerra in Ucraina, con morti, feriti e distruzione di città e paesi che ancora non vedono l’uscita da questo tunnel. Tutto ciò non ha fatto altro che contribuire ad accrescere i problemi per le già fragili economie, soprattutto quelle occidentali, che sembrano paradossalmente inermi nel trovare contromisure adatte ad affrontare le crisi. In questo frangente l’Europa, pur avendo dimostrato una buona capacità organizzativa nell’affrontare la pandemia (basta guardare il ruolo importante giocato dalla Banca Centrale Europea e dall’Unione Europea con il Next Generation Eu e con altri interventi economici importanti a sostegno dei Paesi dell’Unione), sta mostrando i segni di una debolezza politica dovuta a mio avviso, soprattutto dalla difficoltà di trovare una politica estera comune, e a realizzare un sistema fiscale europeo.
In questo quadro, soprattutto nelle realtà deboli, e purtroppo il nostro Paese non vive una situazione economica florida e va collocato tra questi, la ricchezza si concentra sempre più nelle mani di pochi. Se solo volessimo ragionare sui dati forniti dal Ministero dell’economia e finanze sulle dichiarazioni dei redditi relativi al 2020, quindi relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2021, solo il 5% degli italiani guadagna più di 55mila euro annui, mentre il 44% guadagna meno di 15mila euro.
Al di là della reale attendibilità di questi dati, visto che lo sort preferito degli italiani non è il calcio, ma l’evasione fiscale, impressiona sicuramente il fatto che il 44% delle dichiarazioni presentate, oltre 41 milioni, sia al di sotto dei 15mila euro (v. Il Sole 24 ore del 29/08/2022).
La crisi economiche mettono in ginocchio le economie, e gli ultimi anni non sono stati teneri con lavoratori autonomi e imprese, creando quindi le condizioni, negative, che si sono riflettute anche per il lavoro dipendente, che ha visto ridursi in maniera evidente il numero degli occupati e incrementare l’utilizzo della cassa integrazione.

Queste sono peraltro le situazioni che favoriscono azioni spregiudicate e
speculazioni che sono ben evidenti con una inflazione che è tornata dopo
anni di tregua a due cifre.


Che tipo di welfare pubblico dovremmo costruire?
L’Italia è un Paese che nel corso degli anni aveva costruito un modello
straordinario di welfare pubblico. Scuola, sanità, previdenza, ammortizzatori sociali, sono settori che sono stati all’avanguardia e modelli talvolta irraggiungibili per altri Paesi.
Purtroppo tutto non dura sempre, soprattutto quando non si riesce a tarare bene le esigenze con le disponibilità, e allora il sistema inizia a entrare in crisi. Interventi di carattere assistenziale si sono stratificati uno dopo l’altro senza riuscire a mettere in piedi sistemi di controllo adeguati per verificare non solo la titolarità, ma soprattutto la sostenibilità stessa degli interventi.
Un sistema sanitario pubblico imponente, con il passare degli anni ha dovuto chiedere il contributo degli assistiti attraverso il pagamento del ticket, e oggi le entrate da ticket ammontano al 20% della spesa sanitaria, che vale 1.800 euro a persona all’anno. E che dire del sistema previdenziale, da anni nell’occhio del ciclone perché la sua sostenibilità è drammaticamente messa in discussione dai numeri, visto che il nostro è un Paese che invecchia e che non riesce a risolvere il problema del lavoro nero? Forse sul tema pensioni ci siamo abituati a ragionare guardando chi in pensione già è andato e chi sta per andare, ma l’orizzonte temporale da traguardare dovrebbe riguardare le prospettive dei nostri giovani che non avranno una vita lavorativa unica, come capitava nel passato, e avranno anche periodi di buco tra un lavoro e l’altro. Ecco, forse ragionamenti seri andrebbero fatti con una impostazione strategica e non tattica, soprattutto per evitare quella emorragia di nostri giovani che vanno all’estero in cerca di futuro, non più con la valigia di cartone, come dopo le due guerre mondiali, ma con l’I-Pad.
Ma il punto vero, a mio avviso, è che stante la situazione di scarsa affidabilità del misuratore “reddito”, andrebbero riviste le modalità di scelta dei destinatari di queste prestazioni. Troppo spesso, infatti, il welfare non arriva ai veri destinatari, a chi veramente ne avrebbe diritto, ma si perde in rivoli di finti poveri ed evasori.
Quindi non si tratta di costruire un nuovo welfare, ma di semplificare quello esistente, fatto di esenzioni, assegni, agevolazioni, e di fare in modo che arrivi, veramente, a chi ne ha diritto. Anche a costo di sanzionare penalmente chi approfitta di queste situazioni.


I corpi intermedi che ruolo avranno?

I corpi intermedi debbono svolgere un ruolo fondamentale per la democrazia. Senza i corpi intermedi si rischierebbe il giacobinismo, e non se lo può permettere nessun Paese civile.
Resta il fatto però, che questo ruolo di intermediazione lo debbono in qualche modo giocare, evitando auto-referenzialità, che a mio avviso è il rischio più grande, perché si può perdere il contatto con la realtà.
Rappresentare interessi di per sé è una grande responsabilità, e nel nostro Paese i corpi intermedi hanno sempre svolto un grande ruolo da protagonisti, in alcuni momenti anche da antagonisti, ma con una capacità propositiva che ha aiutato a trovare le soluzioni giuste per affrontare e risolvere i problemi del Paese.
Sarebbe sbagliato fare a meno di questa capacità, di questa esperienza, ma sarebbe altrettanto sbagliato limitarsi, da parte dei corpi intermedi, alla mera elencazione dei problemi e non far valere quelle capacità che ho appena ricordato. Le categorie, gli ordini professionali, le organizzazioni sindacali sono una forza nella realtà italiana, e ciò non va dimenticato.


Che tipo di fiscalità europea dovrebbe declinare l’UE?
Domanda difficile che richiede una risposta diplomatica. Io penso che uno dei motivi che ha spinto l’Europa ad accelerare il processo di unificazione dipese dalla guerra nella ex Jugoslavia, una guerra che si stava combattendo alle nostre porte. L’Europa aveva quasi dimenticato, con la fine della seconda guerra mondiale, cosa significassero morti e distruzione, e quello che stava accadendo tra sloveni, serbi, bosniaci, macedoni, kossovari, insomma tra le popolazioni che fino alla fine del 1990 avevano vissuto insieme, di fatto risveglio antiche paure. Ecco quindi l’Unione Europea, l’euro, l’allargamento a Paesi e popolazioni che avevano tante cose in comune, ma molte altre neo, a partire dalle economie. E quando le economie non sono allineate, diventa difficile accettare, per chi è meno forte o più debole, condizioni che possono sembrare peggiorative. Pensiamo a quanto è ancora aperto il dibattito nel nostro Paese su svantaggi o vantaggi per noi di aver convertito la lira in euro!
Ecco allora che su alcuni temi, non solo quello fiscale, si è preferito trovare una soluzione salomonica che però non aiuta certo un reale consolidamento dell’Europa. Abbiamo assistito al proliferare di nuove società che nascevano in Irlanda, a pensionati che decidevano di stabilirsi in Portogallo perché la tassazione era più conveniente... insomma, una serie di situazioni che non rappresentano un bel biglietto da visita per una Europa unita realmente.
Ma il problema non è il fisco europeo. Il vero problema, a mio avviso, sta nel reale superamento dell’unanimità per rendere più snella la manutenzione e l’aggiornamento di quello straordinario “giocattolo” che è la nostra Europa.
Allora risolveremo anche il problema del fisco europeo.


instagram
twitter
whatsapp

@2021-2023 EUROECONOMIES

WEBSITE CREATED BY Q DIGITALY

Create Website with flazio.com | Free and Easy Website Builder